Falsi miti sulla mastoplastica additiva

I falsi miti che riguardano l’aumento del seno, o mastoplastica additiva, sono i più disparati e vanno dallo scoppio in aereo alla non sicurezza dei materiali utilizzati.
Vediamo insieme i principali e cerchiamo di capire cosa c’è di vero in quello che si sente dire.

I seni che scoppiano in aereo

Le protesi al seno scoppiano in aereo?
Molte pazienti mi chiedono se potranno volare dopo l’impianto di protesi al seno.
La risposta è semplice e lapidaria: certo che sì, non esiste alcuna possibilità che le protesi scoppino durante il volo.
La cabina è pressu- rizzata, e la pressione al suo interno è uguale a quella in alta montagna. Molti studi scientifici seri, come quello di Vann1 del 1988 e di Lovich2 del 1990, hanno dimostrato che le protesi mammarie ripiene di gel di silicone, come quelle utilizzate ormai nella stragrande maggioranza di casi, non corrono alcun rischio quando impiantate in donne che volano su aerei di linea commerciali. Alcuni media americani hanno riportato addirittura la notizia di un’astronauta che ha partecipato a un volo spaziale e che si era sottoposta ai tempi del college a una mastoplastica additiva.
È partita, ha volato ed è tornata sulla Terra senza alcun problema per sé, né tantomeno per le sue protesi mammarie.
Probabilmente questo “falso mito” ha origine negli anni ‘70-‘80, anni in cui erano piuttosto utilizzate le protesi ripiene d’acqua (soluzione salina) e quelle “a doppio lume” (composte da una camera pre-riempita di silicone e da una da riempire con soluzione salina).
Nel corso dell’impianto di queste protesi può verificarsi che, nella fase di riempimento con acqua sterile, si introduca dell’aria.
Nessuna paziente ha mai subito una vera e pro- pria rottura delle prote- si durante o in seguito a un volo aereo.

Le protesi al seno causano tumore?

Non esiste alcun legame tra protesi al seno e tumore o altre malattie. I materiali utilizzati sono sicuri, con marchio CE e approvazione per uso medico.
Ovviamente i controlli di screening sono sempre consigliati, con o senza protesi. Al momento della mammografia bisogna comunicare al radiologo
la presenza di protesi per avere la diagnosi più attendibile.

Con le protesi al seno non si può allattare?

Non esiste alcuna controindicazione  all’allattamento in caso di protesi al seno.
Tutte le pazienti possono allattare senza problemi e nel latte materno non è mai stata evidenziata la presenza di sostanze estranee o pericolose.

Le protesi al seno si rompono con le immersioni subacquee?

Sono stati condotti di- versi studi per verificare la sicurezza delle prote- si al seno anche in situa- zioni estreme come le immersioni subacquee.
Questi studi hanno dimostrato che le protesi mam- marie non si danneggiano anche quando sottoposte a pressioni ben mag- giori di quelle conosciute dalle sommozzatrici più esperte.
Come in qualsiasi altro tessuto umano, l’inalazione di una miscela di azoto e ossigeno (come l’aria delle bombole) provoca la diffusione dell’azoto anche nelle protesi mammarie, con formazione di piccole bolle di gas.
Questi studi hanno dimostrato che le bolle di gas si formano più frequentemente nelle protesi ripiene di silicone rispetto a quelle ripiene di soluzione fisiologica, probabilmente perché la solubilità dell’azoto nell’acqua è minore che nel gel di silicone.
Le bolle all’interno delle protesi scompaiono comunque spontaneamente nel giro di poco tempo.
Tuttavia potrebbe essere un problema, anche se soltanto teorico data l’irrealtà della situazione, immergersi in profondità e prendere subito dopo un aereo non pressurizzato oltre i 10.000 metri, in quanto la scomparsa delle bolle potrebbe rallentarsi molto fino a diventare quasi nulla. Ma è solo fantascienza!

Seno freddo al tatto

È un falso timore molto spesso riferito dalle mie pazienti che si avvicinano a una mastoplastica additiva.
In realtà, la prima regola per ottenere un risultato estetico naturale in questo intervento è assicurare alla protesi mammaria un’adeguata copertura tessutale, ossia la protesi non deve essere mai collocata immediatamente al di sotto della pelle, altrimenti si sente al tatto e, soprattutto, se ne intravede la sua forma.
Nelle pazienti magre, la protesi deve essere quindi impiantata al di sotto del muscolo grande pettorale, che la nasconde in gran parte; invece in quelle che hanno un maggiore spessore dei tessuti del torace può essere collocata altrettanto validamente al davanti del muscolo stesso, ossia al di dietro della ghiandola mammaria.
In entrambi i casi, quando la protesi è mascherata da un adeguato spessore dei tessuti, la mammella alla palpazione risulta perfettamente naturale e spesso difficilmente distinguibile da una non operata.

 

 

 

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Chirurgo plastico specialista